Nessun evento naturale è più spaventoso di un terremoto. Un uragano annuncia il suo arrivo con il cielo che si rabbuia, la velocità del vento che cresce e la pioggia, segni che diventano sempre più evidenti all’avvicinarsi della tempesta. Un pennacchio di gas infuocato e nubi spesse fanno presagire l'eruzione di un vulcano. In risposta a ciò che vede e a ciò che sente, la gente spesso ha tempo di prepararsi per il colpo. Ma un terremoto colpisce all'improvviso, senza avvertimento. Forse ci può essere uno scuotimento e uno schianto secco al cadere di oggetti instabili, ma poi 1'edificio trema al muoversi della terra, sbilanciando la solida fondazione che ci aspettiamo sia terraferma. I movimenti distruttivi sono ovunque in meno di un minuto, e si lasciano dietro solo sogni spezzati e strutture infrante.
Fino dall’antichità i terremoti hanno avuto un'aura di mistero. Strabone, che visse in Grecia, dove sia i terremoti che i vulcani portano spesso distruzione, si accorse che i terremoti avvengono
più frequentemente lungo le coste, ma, speculando sulle loro cause e abbandonando la ragione, scrisse di venti sotterranei che infiammavano materiali combustibili. Più di recente, alcuni
testimoni del terremoto di Charleston, South Carolina, del 1886, parlarono di "vibrazioni del potente motore sotterraneo" e di “aver udito un ruggito sotterraneo". Voltaire, nel
Candido, attribuì la causa dei terremoti a un fuoco sotterraneo. Ma nonostante i terremoti abbiano ovviamente origine al di sotto della superficie terrestre, né d fuoco né il vento ne sono la
causa.
La crosta terrestre è come un guscio d'uovo rotto galleggiante sul magma di roccia fusa che si trova all’interno della terra. La tettonica a zolle, una teoria recente sui movimenti della crosta
terrestre, fornisce la spiegazione più plausibile con l' esistenza di fasce, su tutto il globo, lungo le quali si verifica la maggior parte dei terremoti. Queste fasce contengono delle linee di
faglia o fessurazioni che sono, di fatto, i bordi delle zolle tettoniche e, come osservato correttamente da Strabone, sono ubicate principalmente lungo le coste dei continenti. Queste gigantesche
lastre si muovono l'una rispetto all’altra a circa la stessa velocità con cui cresce un'unghia, sfregano tra loro
sia verticalmente (spinta) che orizzontalmente (scivolamento) e a volte cercano di salire l'una sull'altra (subduzione). Poiché i bordi delle zolle non sono lisci, i
movimenti sono impediti dall’attrito, ciò provoca un accumulo di energia dovuto al mancato rilascio del movimento, qualcosa come un e lascio tirato. Questa energia aumenta col passare del tempo,
quando viene superata la resistenza per attrito generata dalle irregolarità dei bordi delle zolle l'energia intrappolata viene rilasciata all’improvviso (l'elastico si rompe) e provoca un
terremoto. Predire dove, quando e con che violenza si verificherà un tale evento è lo scopo principale dei geologi che lavorano nel campo della sismologia (da seismos, parola greca per
"terremoto"). Essi iniziano ora a ottenere successi nel rispondere alle domande di dove e con che violenza, ma non ancora sul quando. Hanno predetto correttamente il luogo e il contenuto di
energia degli ultimi dodici maggiori terremoti nel mondo, ma l'incertezza temporale, nonostante i rapidi miglioramenti, è ancora nell'ambito dei trent'anni.
[articolo del 1992 di Matthys Levy e Mario Salvadori tratto dal “Perché gli edifici cadono” (capitolo 6 pag.88-90 ed.04/2002) © R.C.S. Libri S.p.A. - Strumenti Bompiani - riproduzione
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